Siti web fai da te? Ecco i rischi a cui vai incontro
Per diverse ragioni, la prima delle quali è spesso e volentieri risparmiare sui costi, si è spesso tentati dal realizzare un sito web in autonomia. Il cosiddetto fai-da-te dell’internet, insomma: si acquista un hosting con un dominio, si installa WordPress o un altro CMS e, tra una guida online e qualche tentativo, si tira su un sito internet per sé o per la propria azienda.
Quello che avviene dopo aver sviluppato un sito internet fai da te con poche nozioni tecniche però, sono una serie di problemi e limitazioni che vi faranno pensare “Ma perché non mi sono affidato prima a dei professionisti?”.
Perché, si sa, costruire un piccolo sito web non è difficile: sul web è possibile trovare un sacco di servizi e siti online che consentono di crearne uno con pochi clic, pochi euro e qualche tentativo.
Tuttavia, la realizzazione di un sito internet non può e non deve limitarsi all’implementazione di qualche pagina, ma deve far parte di un progetto con alla base una analisi e una strategia ben precise, pena il dover rifare tutto da capo e spendere ulteriori soldi per rimediare ad eventuali danni.
Siti web fai da te: i 7 rischi dietro l’angolo
Lo sappiamo, la tentazione al realizzare un sito fai da te è tanta: per questo motivo, in questo articolo ti spieghiamo punto per punto tutti i rischi correlati a questa scelta.
1. Struttura del sito ed immagine aziendale confusa
I siti web devono garantire all’utente che visita il sito due cose fondamentali: far capire fin da subito subito a chi appartiene il sito ed avere una struttura chiara e corretta che renda ovvio il focus aziendale.
Rendere immediatamente riconoscibile il proprio brand è solo apparentemente un compito semplice: un logo troppo piccolo o troppo grande o anche scegliere i colori del tema in netto contrasto con quelli che identificano il brand possono causare confusione, la quale spingerà i visitatori ad uscire dal sito ben prima che abbiano capito cosa fa la tua azienda e perché dovrebbero sceglierla.
Anche la struttura svolge un ruolo chiave: la navigazione dell’utente deve essere guidata verso i contenuti che hanno per te maggior valore, ovvero quelli capaci di generare conversioni. Pensa alla struttura del tuo sito come ad un albero, e metti in quelli più grandi le pagine più importanti per il tuo business.
Scopri anche i ‘7 Punti di cui tenere conto prima di creare un sito web’
2. Contenuti (o intero sito) non posizionati o indicizzati nei motori di ricerca
Molte persone sono ancora convinte che basti fare un sito internet di una o due pagine in cui si menzioni la tipologia di attività, ad esempio “idraulico”, per finire in prima posizione sui motori di ricerca per keyword importanti e ultragettonate come “idraulico a Padova”.
Tuttavia, l’algoritmo di Google non funziona affatto così, a maggior ragione se non sei l’unico professionista del settore di tutta la provincia o regione. Ne abbiamo parlato approfonditamente nell’articolo “Perché il mio sito non si posiziona bene sui motori di ricerca“.
Peggio ancora è il discorso in cui, erroneamente, si è disabilitata la scansione del sito da parte dei motori di ricerca e conseguentemente la sua indicizzazione: in quel caso non sarete nemmeno presenti, con nessuna keyword, sugli stessi motori e l’unico modo per accedere al vostro sito sarà digitarne l’indirizzo sulla barra di ricerca.
Tutto questo perché per far indicizzare correttamente e, successivamente, far posizionare un sito, ci sono delle strategie da seguire che rientrano nella SEO, branca del web marketing in cui i professionisti del settore ottimizzano il sito per renderlo maggiormente “appetibile” da Google e/o dagli altri motori di ricerca.
Un esperto SEO si occuperà al meglio di questi aspetti per farvi ottenere dei buoni risultati, ma non ha il potere di farvi arrivare primi nel giro di qualche giorno: spesso sono necessari mesi o addirittura anni perché Google riconosca il vostro sito come il migliore per uno specifico intento di ricerca (ad esempio “idraulico a Padova”).
3. Sito non responsive per dispositivi mobili
Oltre il 50% degli accessi ai siti internet in Italia avvengono da dispositivi mobili: risulta quindi indispensabile avere un sito ottimizzato per il mobile, con un layout che cambia a seconda del dispositivo utilizzato per accedervi. Purtroppo ancora oggi molti siti ignorano questo aspetto, col risultato che i visitatori non solo faticano a navigarlo, ma talvolta sono impossibilitati a farlo perché collegamenti e pulsanti non funzionano correttamente, o alcuni contenuti sono sovrapposti o tagliati, e quindi non fruibili.
4. Scelta sbagliata dell’hosting che si ripercuote sul sito
Sempre per questioni inerenti il risparmio, o perché si ritiene – erroneamente – che uno valga l’altro, si acquista l’hosting più economico che si trova online. Il risultato è presto detto: quando i bisogni (aziendali o personali) cambiano, ci si scontra con l’impossibilità di poter fare le cose più banali: utilizzare un dominio di terzo livello, poter realizzare una landing page, personalizzare un po’ più approfonditamente una pagina del sito… Sono tutti aspetti che, per inesperienza e mancanza di nozioni, si tengono a fare, ma che portano notevoli limitazioni nel breve periodo.
5. Sito lento a caricarsi… e utenti in fuga
Una cosa che NON piace agli utenti, e conseguentemente nemmeno a Google che tende a penalizzarli, sono i siti lenti. La percentuale di utenti che abbandonano un sito prima ancora che si carichi crescono infatti esponenzialmente ad ogni secondo in più di attesa: Google stesso ritiene infatti che se un sito si carica in più di 5 secondi, perderà fino al 50% delle visite.
Quanto dovrebbe essere veloce un sito, dunque?
Diciamo che sotto i 3 secondi sarebbe il tempo di caricamento ideale, anche se la stragrande maggioranza dei siti impiegano oltre 10 secondi.
6. Risorse e componenti che non funzionano
Bottoni, form di contatto, video, calendari, ecc. sono tutti componenti e risorse che necessitano, per essere inseriti su un sito web e funzionare correttamente, di una configurazione aggiuntiva e spesso non semplice a chi si improvvisa web master: capita quindi che alcune (o parecchie) parti del sito non funzionino e rendano l’esperienza utente un vero inferno.
L’esempio più classico? Il form di contatto che è compilabile per l’utente, che al termine riceve anche il classico messaggio “Il tuo messaggio è stato inviato, ti risponderemo quanto prima”… tranne per il fatto che in realtà quel form non è andato da nessuna parte, e l’utente non riceverà mai alcuna risposta.
Certo, se un utente è particolarmente interessato potrebbe prendersi la briga di telefonare… Ma hai idea di quanti utenti che ti hanno trovato per caso sul web, dopo un giorno si ricorderanno ancora del tuo sito e del nome della tua azienda? (Spoiler: pochi)
7. Perdita (anche irreversibile) dei contenuti
Un sito web non è un qualcosa che si fa e poi si abbandona a se stesso. La mancanza di un adeguato monitoraggio o la presa di precauzioni preventive porta a conseguenze anche devastanti: siti hackerati, servizi online non rinnovati per tempo o disattenzioni possono portare alla perdita irreversibile dei contenuti del vostro sito, creato fra tante peripezie e con testi creati dopo innumerevoli revisioni ed altrettante modifiche. Tante ore di lavoro sprecate, dunque.
La conclusione di questo articolo è presto detta:
siete sicuri che per risparmiare qualche centinaia di euro ne valga la pena?
Ultimo aggiornamento: Gennaio 2020
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